Siamo di fronte al Ministero della Giustizia. Lei è una donna minuta, delicata, composta. Si Chiama Giada Giunti e ama suo figlio. Ma suo figlio non è più con lei. E' stato allontanato e affidato al padre. Con voce livida e pacata, da cui si percepisce tutto il dolore che ha dentro, racconta ai cronisti la sua storia. Una vicenda fatta di violenze, soprusi, ma soprattutto di ingiustizia. Quell'ingiustizia di cui denuncia di essere stata vittima. Un fascicolo di 4500 pagine che sviscera senza fiato in pochi minuti, quasi come fosse una liberazione e un modo di dire a tutti "Aiutatemi a riavere mio figlio". Conosce ogni virgola, ogni parola di quei certificati, relazioni, provvedimenti, che da anni sono diventati vere e proprie frustate per il suo cuore di madre. Oggi Giada è qui per avere risposte dal Ministro Bonafede. Combatte come farebbe una leonessa per i suoi cuccioli, non molla. E' delusa, il suo è un atto di accusa, ma ancora crede nella giustizia. Quello che da la forza a questa donna, tanto piccola quanto determinata, sono quei pochi minuti che può vedere suo figlio, un incontro che avviene ogni quindici giorni. E solo chi conosce lo stretto legame che naturalmente unisce madre e figlio, può capire tutto il dolore che soprattutto il bambino sta provando sulla propria pelle e i segni che si porterà dietro. Nella nostra intervista, tutto il dolore di Giada e il suo grido di accusa.
Elisa Saltarelli