CAMERA: via libera al ddl Nordio con 199 si e 102 no. Italia Viva e Azione votano con la maggioranza. Abrogato il reato di abuso d'ufficio

CAMERA: via libera al ddl Nordio con 199 si e 102 no. Italia Viva e Azione votano con la maggioranza. Abrogato il reato di abuso d'ufficio

La Camera dei deputati ha dato il via libera definitivo al ddl Nordio con 199 voti a favore, 102 voti contrari. Hanno votato contro: Pd, M5s e Alleanza Verdi Sinistra, mentre Italia Viva e Azione hanno votato con la maggioranza. Il provvedimento apporta modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, all'ordinamento giudiziario e al codice dell'ordinamento militare. Le misure che hanno scatenato le opposizioni in aula, riguardano l' abrogazione del reato di abuso d'ufficio, la modifica del reato di traffico di influenze illecite e della disciplina delle intercettazioni. Soddisfatto il Ministro Carlo Nordio per i voti favorevoli dei renziani e dei calendiani, ed ora auspica l'appoggio di Italia Viva e Azione anche sulla separazione delle carriere nella magistratura. "L'approvazione di questo ddl rappresenta una svolta nel rafforzamento delle garanzie per gli indagati e una mano tesa a tutti i pubblici amministratori, che non avranno più paura di firmare. Di questo importante risultato desidero ringraziare tutti i parlamentari, i colleghi di Governo e l'intero staff del Ministero", ha detto il Ministro, che in merito alle accuse e alle polemiche aggiunge: "Dire che l'abolizione del reato di abuso di ufficio è un favore ai colletti bianchi è un'assurdità che non vale neanche la pena di commentare. Si tratta dell'abolizione di un reato che non aveva nessun significato, paralizzava i pubblici amministratori. L'abolizione non costituisce minimamente un favore alle organizzazioni criminali, peggio ancora parlare di reato spia che è una bestemmia dal punto di vista giuridico perché un reato o è un reato o non lo è". Il percorso per l' abrogazione del reato di abuso di ufficio, corrispondente all'art. 323 del codice penale, iniziò il 12 luglio 2023, quando il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, presentarono il disegno di legge. L'articolo oggi abrogato, diceva testualmente:

"Salvo che il fatto non costituisca più grave reato, il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali non residuino margini di discrezionalità, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da uno a quattro anni". Si capisce dunque la necessità di intervenire, in quanto la legge impediva di fatto una serena operatività degli amministratori pubblici, che avevano paura di apporre la propria firma sui documenti. A sostegno della riforma, il Ministro Nordio aveva presentato dei dati inconfutabili sul fallimento dell'art. 323, spiegando che su oltre 5.000 procedimenti, le condanne per abuso d'ufficio erano state una decina davanti al giudice per le indagini preliminari e al giudice per l'udienza preliminare; nel 2021, a 4.745 iscrizioni nel registro degli indagati sono seguite: 121 archiviazioni; 18 condanne in dibattimento; 9 condanne innanzi al Giudice per le indagini preliminari; 35 sentenze di patteggiamento.



Redazione


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