Il Pd ha un nuovo leader, è Nicola Zingaretti. Il governatore della regione Lazio vince alle primarie del partito democratico con un risultato che si attesta intorno al 70%. Una vittoria prevedibile, che lo ha visto correre per la nomina, con Maurizio Martina e Roberto Giachetti. Queste appena concluse, sono le quinte primarie nazionali del Pd. Le prime si tennero nel 2007 e furono vinte da Veltroni, nel 2009 da Bersani, nel 2013 e nel 2017 da Matteo Renzi. All'arrivo al comitato elettorale, il neo eletto segretario ha dichiarato: "Io non mi intendo capo, ma leader di una comunità in campo per cambiare la storia della democrazia italiana e il Pd sarà unità e ancora unità, cambiamento e ancora cambiamento". Poi parla dei delusi e il riferimento è chiaro a chi ha votato M5s: "Penso ai delusi, a chi ci ha criticato, a chi ci ha frainteso e ha votato altre forze politiche che si sono presentate con idee suggestive. Molti sono tornati, stanno tornando e torneranno nel nuovo Pd e nella nuova alleanza, un nuovo campo unitario e combattivo per voltare pagina in questo Paese. E' un inizio, non illudiamoci, la destra é rocciosa, forte, radicata, non cederà il potere in maniera semplice". La vittoria di Zingaretti assomiglia in fatto di numeri percentuale a quelle precedenti vinte da Matteo Renzi che nel 2013 fu eletto con il 67.5% e nel 2017 con il 69%. La differenza sta tutta nei numeri degli elettori e non è poca cosa. In questo clima di festeggiamenti, assolutamente legittimi, dai toni quasi esagerati, quasi da vittoria delle politiche, che però comprendiamo, visto gli schiaffi presi costantemente da dentro e fuori il partito, sarebbe bene, tra una bottiglia di champagne e l'altra, restare con i piedi per terra e considerare l'elemento più importante di queste primarie: il numero degli elettori che è andato sempre più restringendosi. Dai 3.500.000 del 2007, la partecipazione è progressivamente diminuita, sino al minimo storico di questo 3 marzo 2019, con un milione e mezzo (così dichiarano). Speriamo che "il cambiamento e ancora cambiamento", di cui parla il nuovo segretario, rimetta al centro del programma politico del suo partito "il cittadino", da troppo tempo completamente dimenticato, proprio dalla sinistra.
Elisa Saltarelli